PCE = Personal Personal Consumption Expenditures
Il PCE
Le spese per consumi rappresentano una componente del prodotto interno lordo degli Stati Uniti molto consistente, quindi una loro variazione ha un impatto molto alto per i mercati specialmente se la variazione è in attesa.
Pertanto, variazioni al rialzo del prezzo dei prodotti destinati al consumo, hanno un effetto positivo sulla valuta del paese, in questo caso il dollaro, al contrario una diminuzione del PCE indica che l’economia presenta alcuni problemi e potrebbe portare alla svalutazione del dollaro.
L’impatto sulla valuta può essere in entrambe le direzioni: un aumento dell’indice IPC può comportare un incremento dei tassi di interesse ed un aumento della valuta locale mentre, al contrario, nei periodi di recessione, un aumento dell’indice IPC può portare ad un peggioramento della recessione e di conseguenza ad un calo della valuta locale.
Il PCE è in sostanza un indicatore di inflazione, poiché se aumentano i prezzi la banca centrale deve aggiustare i tassi d’interesse, per non ridurre il potere di acquisto delle famiglie, misura le variazioni dei prezzi per i prodotti e servizi destinati ai consumatori.
La data di pubblicazione è mensile, attorno alla quarta settimana di ogni mese alle ore 14:30. Si riferisce al mese precedente.
Il Core PCE
La componente più importante del Personal Consumption Expenditure, è il Core PCE, che sarebbe il Personal Consumption Expenditure al quale vengono sottratte le componenti più volatili, cioè quei prodotti i quali i prezzi sono soggetti a variazioni significative come cibo e energia, quindi l’importanza maggiore viene affidata a quest’ultimo indicatore, il Core Pce in quanto viene ritenuto più affidabile nel prevedere le variazioni di prezzo del consumo nazionale.
Il PCE core è un dato macroeconomico decisamente importante, in quanto utilizzato dalla Federal Reserve (Fed) per monitorare l’inflazione e per orientarsi nelle sue scelte di politica monetaria.
Il PCE core a differenza del semplice PCE, non include i prezzi dell’energia e degli alimentari, che solitamente sono caratterizzati da un’elevata volatilità e che in un certo senso possono alterare il significato reale del deflatore.
Un PCE core più alto delle attese e della “comfort zone” determina generalmente una reazione negativa dei mercati, in quanto comporta dei timori sullo stato di salute dell’economia per gli elevati prezzi dei beni e servizi e sul futuro andamento dei tassi d’interesse. Il grafico sottostante indica i livelli annui del PCE core degli ultimi 10 anni. Vale la pena segnalare che negli ultimi sei anni il deflatore ristretto si è attestato attorno al 3%.
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